Giulia Stabile e lo sfogo sui social: “Maleducati a commentare il corpo altrui” Quando un corpo normale diventa oggetto di giudizio

Giulia Stabile e lo sfogo sui social: “Maleducati a commentare il corpo altrui” Quando un corpo normale diventa oggetto di giudizio

Giulia Stabile e lo sfogo sui social: “Maleducati a commentare il corpo altrui” Quando un corpo normale diventa oggetto di giudizio

Negli ultimi giorni ha fatto molto discutere lo sfogo di Giulia Stabile, ballerina e volto noto della televisione italiana, che ha deciso di rispondere pubblicamente ai numerosi commenti ricevuti sul suo aspetto fisico. “Maleducati”, li ha definiti senza mezzi termini. E come darle torto? Siamo abituati, forse troppo, a vivere in un’epoca dove ogni corpo è sotto esame. Non importa chi sei, cosa fai o quanto vali: prima di tutto verrai giudicato per come appari. Troppo magro, troppo in carne, troppo alto, troppo basso. E spesso quel “troppo” è solo il riflesso di un’idea distorta che abbiamo di “normalità”.

Il corpo “normale” non lo riconosciamo più.

Quello che colpisce nelle parole di Giulia è la lucidità con cui mette a fuoco un problema ormai radicato: non siamo più abituati a vedere corpi normali.Siamo bombardati da immagini patinate, filtri, angoli perfetti e ritocchi digitali. Influencer, celebrità, ma anche persone comuni sui social, mostrano corpi che sembrano sempre “migliorati”, a volte persino irraggiungibili. Di fronte a questa costante esposizione, il corpo reale ci sembra strano, imperfetto, addirittura sbagliato.

E allora accade che una ragazza come Giulia Stabile – forte, talentuosa, vera – venga criticata solo perché il suo corpo non rientra nei canoni filtrati a cui ci siamo abituati. Ma cosa c’è di più assurdo di giudicare il corpo di una ballerina professionista, che vive e comunica attraverso il movimento, la disciplina e l’arte?

Un invito al rispetto (e al silenzio)

Il messaggio di Giulia non è solo uno sfogo: è un richiamo al rispetto. Commentare il corpo di qualcuno, soprattutto in pubblico e senza alcuna sensibilità, è un atto di maleducazione. Non si tratta di libertà di parola, ma di buon senso.

Viviamo in un’epoca in cui sarebbe necessario imparare una nuova forma di educazione digitale: quella che ci insegna che non tutto va detto, che le parole pesano, e che il corpo degli altri non ci riguarda.

Riapprendere a guardare (e a tacere)

Il corpo umano è fatto di forme diverse, proporzioni diverse, storie diverse. Ma abbiamo disimparato a osservare questa diversità con neutralità, con rispetto o con semplice indifferenza. O meglio: ci hanno diseducati a farlo.

Ecco perché episodi come quello di Giulia Stabile non dovrebbero passare inosservati. Non solo per solidarizzare con chi subisce critiche ingiuste, ma per ripensare il modo in cui guardiamo gli altri, soprattutto quando ci sentiamo autorizzati a dire la nostra. Magari dietro uno schermo, dove le conseguenze sembrano sempre lontane.

In conclusione

Le parole di Giulia Stabile sono un invito a rivalutare la normalità, ad accogliere i corpi per quello che sono, e – soprattutto – a scegliere il silenzio quando il giudizio non è richiesto. Perché il rispetto inizia anche da lì: dall’educazione di non dire tutto quello che si pensa.

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