Dai direttori di Vogue arriva il manifesto contro l’anoressia nella moda

Dai direttori di Vogue arriva il manifesto contro l’anoressia nella moda

Dai direttori di Vogue arriva il manifesto contro l’anoressia nella moda

Il numero di giugno è dedicato al “sentirsi bene”, all’accettazione. Ecco come Vogue vuole festeggiare il manifesto firmato da ben 19 direttori di Vogue in tutto il mondo dove si vuole fermamente combattere l’anoressia nella moda. Donna Mitchell, Lauren Helm, Susan Forristal, Carolyn Murphy e Guinevere Van Seenus sono alcune delle donne che troveremo nel numero di Vogue Italia, con in copertina una burrosa Isabella Rossellini.
Ma allora quali sono i punti chiave di questo manifesto?

– non far lavorare con modelle di età inferiore ai sedici anni;
– incoraggiare i producer a creare nei backstage condizioni di lavoro salutari, che prevedano cibi sani nonché il rispetto della privacy;
– non trattenere inutilmente le modelle fino a tarda ora;
– Taglie di campionario almeno che arrivino alla 40 (vietare la 36-38)

Più che un manifesto è proprio una questione di buonsenso.
Nel 2009 in Italia siamo partite noi per prime in Italia, le Curvy,  con la foto shock “I’m not a fashion victim”. Io e le mie colleghe abbiamo portato una piccola rivoluzione con questa foto che ha fatto il giro di tutto il mondo. Dopo 3 anni, Vogue internazionali riprendono la nostra provocazione e lo fanno in modo auterevole.

Cambierà davvero qualcosa nella moda? Speriamo.
Sicuramente piccole evoluzioni ci sono: noi curvy non siamo più modelle di serie B, anche se l’Altamoda ancora non ci utilizza.
Purtroppo c’è da dire che il “curvy” ormai è anche vero che più di tanto non esiste più. Inizialmente è nato come movimento di rottura, tra un mondo di modelle con canoni estremamente magri, a confronto con donne burrose. Purtroppo il 2012 vede una piccola inversione di rotta: quelle che sono chiamate curvy sono ragazze con fisici longilinei, normali, proporzionate. Forse di realmente curvy siamo rimaste in poche (due o tre).
Sotto la bandiera “Curvy” si sono rifugiati in tanti, anche se grazie ai social media la consumatrice non si fa prendere per i fondelli e quindi, non ha fiducia più di quei brand che “la prendono in giro”.
Lo dico sempre: ogni rivoluzione ha bisogno dei suoi tempi, ma care aziende, ricordatevi che la comunicazione è il vostro biglietto da visita e,a volte, può essere il vostro boomerang.

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