E’ nata una nuova forma di marketing: il marketing-polemica o marketing degli insulti

E’ nata una nuova forma di marketing: il marketing-polemica o marketing degli insulti

E’ nata una nuova forma di marketing: il marketing-polemica o marketing degli insulti

Non è bastata la sfilata in costume per Parah della consigliera regionale lombarda Nicole Minetti a sopire l’impeto del popolo del web, che aveva intasato di insulti e commenti negativi la fanpage dell’azienda stessa. Rumors attorno all’ex igienista dentale ancora non ufficiali la vedono nuova testimonial per la collezione natalizia di Fruscìo, brand di abbigliamento, intimo e costumi da bagno. E le polemiche si sono nuovamente accesse sulla fanpage di Fruscio, tanto che la direzione dell’azienda nella giornata di ieri ha pubblicato il seguente post:

Cari Amici, Cari Fan,

Ritengo un diritto di chiunque di Voi esprimere pareri sia su fatti veri, che su fatti presunti e/o eventuali rumors.
Tuttavia, sono stata informata dal gestore della pagina facebook del contenuto scurrile di alcuni post lasciati in bacheca.
Vi informo che ho autorizzato il gestore a eliminare tutti i post recanti volgarità, parolacce ed epiteti.

La Direzione”

Pare infatti che l’annuncio sia stato dato durante la festa per i 40 anni della Caremoli&Ruggieri al Mib di Piazza Affari a Milano. Ad alcuni giorni di distanza dalla sfilata di Parah il presidente dell’azienda Gregori Piazzalunga, ha deciso di intervenire per smorzare i toni della polemica scusandosi pubblicamente esu Radio24 e  promettendo che non ci sarà un bis.

E per un brand che esce ne entra un altro, appunto Fruscio. E basta dare un’occhiata ai commenti degli utenti ancora non censurati per comprendere il livello di indignazione per una notizia ancora non ufficializzata. Possiamo definirilo marketing degli insulti? Probabilmente è un modo di attirare l’attenzione alquanto pericoloso: cosa porta a scegliere una testimonial che dovrebbe essere in politica ed è conosciuta per i festini che la vedono nuda e disponibile? Non ci dovrebbe essere una qualche forma di divieto pubblicitario per i politici (e per chi ha un ruolo istituzionale)? Concordo con Andrea Alessandrini  Gentili che sostiene che “Indubbiamente sia Parah che Fruscio ne hanno beneficiato in termini di brand recognition, ma da un punto di vista di reputation il valore aggiunto pende in negativo”.

Un detto popolare dice che “A pensar male ci s’azzecca!”. E se dietro questa operazione ci sia il bravo Corona, guru della polemica e della sregolatezza? Fatto sta che come Donna sono per l’ennesima volta indignata ma soprattutto stanca di queste tecniche di comunicazione di basso livello per promuovere un brand. Volete dirmi che non esistono personaggi più puliti e con un allure positivo rispetto alla Minetti? Perché non boicottiamo i loro prodotti, facendogli quindi capire che forse hanno sbagliato qualcosa nella loro pianificazione della comunicazione?

In tutta la vicenda una cosa è certa. Questi fatti dimostrano che nell’era dei social noi utenti/consuamtori non siamo più  passivi. Cari addetti marketing e web content editor che vi scusate delle vostre scelte un piccolo consiglio: cambiate lavoro!

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