Papa Francesco: il Papa moderno che ci fa riscoprire “antimoderni”

Papa Francesco: il Papa moderno che ci fa riscoprire “antimoderni”

Papa Francesco: il Papa moderno che ci fa riscoprire “antimoderni”

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Oltre 3 milioni per la Messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile. Tanti i messaggi che in questi giorni Papa Francesco ha avuto modo di lanciare. Ma che fosse una ventata di freschezza lo si è scoperto il giorno della Sua elezione, il 13 marzo 2013.

Mi sono soffermata diverse volte a capire se è lui il nuovo che avanza o se siamo noi che abbiamo bisogno di messaggi che ci riportino all’essenza delle cose. E penso, che la seconda risposta, sia quella più giusta.

Il Papa è un comunicatore  moderno quando guarda il mondo con gli stessi nostri occhi, quando tratta tematiche importanti della nostra società come violenza, guerre, mafia. “Penso – ha detto Papa Francesco all’Angelus, parlando a 100 mila fedeli a maggio – a tanti dolori di uomi e donne, anche bambini sfruttati per tante mafie, che li sfruttano facandoli schiavi, penso al lavoro schiavo, alla prostituzione, a tante pressioni sociali: dietro questo ci sono tante mafie” ha detto ricordando Don Puglisi.

Parla la nostra lingua Papa Francesco, e questo lo fa arrivare dentro ai cuori.

Ieri sera, durante l’ultimo Angelus ha detto:” Siate rivoluzionari: non abbiate paura della felicità“. L’ho trovata una frase fantastica. Uno di quei aforismi che ti fa tappezzare le bacheche dei social network, il diario di scuola, la lavagnetta a casa etc… Una frase piena di positività, di carità, di coraggio. Eppure sono le frasi che tutti i credenti dovrebbero già avere nel cuore. Nei Vangeli ci insegnano che amando Dio si trova la via della felicità e della salvezza, quindi Papa Francesco in realtà è un comunicatore moderno che ci porta all’origine dei tempi. E c’è da dire che visto l’enorme successo di questa Settimana Mondiale della Gioventù, di antimoderni siamo davvero in tanti.

Le frasi più belle e significative di questa settimana:

“Far crescere l’umanizzazione integrale  la cultura dell’incontro e della relazione  è il modo cristiano di promuovere il bene comune, la gioia di vivere. E qui convergono fede e ragione, la dimensione religiosa con i diversi aspetti della cultura umana”. Perché “il cristianesimo unisce trascendenza e incarnazione, rivitalizza sempre il pensiero e la vita, di fronte alla delusione e al disincanto che invadono i cuori e si diffondono nelle strade”.

“Mai più violenza, solo amore!”

“Sradicate il male per un mondo nuovo”

“E’ importante l’incontro e il dialogo tra le generazioni, soprattutto all’interno della famiglia, perché rappresenta  un tesoro da conservare e alimentare.Bambini e anziani costruiscono il futuro dei popoli”.

“Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Fondamentale è il contributo delle grandi tradizioni religiose, che svolgono un fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia”

“Gesù non ha tenuto attaccati a sé i discepoli come la chioccia con i suoi pulcini, li ha inviati spingendoli a “uscire”, alla “missione”, che non è semplicemente aprire la porta per accogliere, ma è uscire dalla porta, per cercare e incontrare. Con coraggio pensiamo alla pastorale partendo dalla periferia, partendo da coloro che sono più lontani, da coloro che di solito non frequentano la parrocchia. I poveri e quelli che sono lontani sono i veri vip da invitare nelle parrocchie”.

“Sono certo che non volete vivere nell’ illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno alla vita. Gesù è in grado di offrirvi questo”.

“Cari giovani siate veri atleti di Cristo”.

“Siete delusi da fatti che parlano di corruzione, da persone che, invece di cercare il bene comune, cercano il proprio interesse. Anche a voi e a tutti ripeto: non scoraggiatevi mai, non perdete la fiducia, non lasciate che si spenga la speranza. La realtà può cambiare, l’uomo può cambiare”.

“La piaga del narcotraffico, che favorisce violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con la liberalizzazione delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica. È necessario affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza nel futuro”

 

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