Il marketing nel Paese de “Lu Pilu”

Il marketing nel Paese de “Lu Pilu”

Il marketing nel Paese de “Lu Pilu”

Ci si ride su quando Antonio Albanese interpreta Cetto Laqualunque mentre presenta il suo partito, il partito de “Lu Pilu”.
In questi giorni, ho riflettuto molto come in Italia è vista la donna, e devo dire che nell’ironia del comico trovo il cuore di un pensiero comune: l’immagine rappresentata della donna nei media, si avvicina molto ad una visione di donna-oggetto, un corpo, carne.
Basti pensare alle sfilate in questi giorni in cui è stata scelta Nicole Minetti come testimonial per il marchio Parah, con conseguente polemica da parte del web che ha letteralmente invaso la pagina facebook dell’azienda postando oltre 2500 commenti di critiche molto pesanti verso l’azienda colpevole di non avere moralità e di trasmettere un messaggio sbagliato alle clienti e alle ragazze. Nicole Minetti, consigliere regionale della Regione Lombardia,ricordiamo che è nota alle cronache per la sua vita mondana e libera, non certo per la sua carriera politica. La regina del Bunga Bunga,dal canto suo, va dritta per la sua strada, non pensa alle dimissioni e afferma che la sua sfilata potrebbe aiutare a far girare l’economia nel nostro Paese.
Dall’altro lato vediamo da Pin Up una Raffaella Fico con un pancione enorme, incinta al sesto mese, indossare un bikini con tanga, protagonista del gossip di questi mesi per la sua gravidanza e per la vicenda con il presunto padre, Balotelli. Donne che usano esclusivamente il corpo e non l’intelletto.

Scelte di vita, condivisibili o meno.
E il marketing nel nostro Paese che ruolo ha nel supportare questa visione della donna? In questi casi primaria, basti pensare che il web manager di Parah ha giustificato la scelta della testimonial con le seguenti parole:” Parah negli anni ha sempre cercato di portare avanti l’immagine
di un brand serio, ricercato, avvalendosi anche di testimonial famosi che hanno portato orgogliosamente i nostri capi e che noi con soddisfazione abbiamo visto far parte delle nostre campagne pubblicitarie.
Ma al giorno d’oggi l’unico modo per colpire l’attenzione sembra essere quello di stupire e creare scandalo, ecco perché spesso i nostri modelli non hanno ottenuto l’attenzione sperata, ancora meno se i testimonial sono ragazzi e ragazze scelti tra la gente comune.
Ecco che questa volta abbiamo osato. Abbiamo sfruttato l’attenzione mediatica che circonda la figura di Nicole Minetti per rompere gli schemi e ottenere la Vostra attenzione.”

Provocazione come marketing? Una cosa è certa:da quello che è successo, dai commenti che possiamo leggere sotto il lungo post, la gente è stanca di avere dei modelli senza morale messi in primo piano. E’ stanca della provocazione a tutti i costi, del “tutto e subito” e delle scorciatoie, e di chi, ha una condotta molto lontana da ciò che vogliamo trasmettere ai nostri figli, in una società già difficile di suo.
Dove sono finite le pubblicità pulite di Carosello dove si canticchiava “Con la ricetta della nonnina, zucchero latte, fior di farina” : era la canzoncina dei biscotti Doria. Il Carosello,allora, era animato dai personaggi della buffa orchestra giramondo Tacabanda, disegnata da Gino Gavioli. O ancora la famiglia del Mulino Bianco che sorride contenta dove viene trasmessa la felicità dello stare insieme.
Valori, emozione, comunicazione positiva: alla fine cari geni del marketing, non chiediamo tanto. Solo di essere rispettate.

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