L’elogio della mediocrità

L’elogio della mediocrità

L’elogio della mediocrità

Credo che questi anni passeranno alla storia come l’elogio della mediocrità. Parliamo del mondo virtuale, nato per semplificare la vita di ognuno di noi. Obiettivo nobile. Poi qualche anno fa grazie ai social network persone senza arte né parte si sono inventati professioni che nemmeno lontanamente nella vita reale avrebbero potuto fare. Grazie a qualche trasmissione televisiva, la maggior parte di loro hanno avuto un successo esagerato che li ha portati ad essere chiamati “influencer” (de che?) perché chiamarli “famosi senza arte né parte e sfruttati dalle aziende per i loro numeri” era fin troppo lungo. Il meccanismo psicologico che si instaura è delirante: io c’ho i followers e voi non siete un cazzo. Si elevano su di un piedistallo di sabbia che permette loro di credere di aver un ruolo fondamentale in questa società. Il loro pubblico si muove in massa da un influencer all’altro e la maggior parte delle volte non conoscono nulla del loro idolo. Questi personaggi non hanno pensieri sulla politica, non hanno un giudizio critico su nulla, sono dispensatori di illusioni brandizzate.

Diventano tutti modelli, tutti attori, tutti presentatori, tutti intrattenitori. Tutti bravi dietro un copione ma poi vuoti nell’essere: c’è chi non ha mai letto un libro, chi non ha studiato e non si interessa di colmare le proprie lacune, chi nell’ignoranza dilagante nuota a stile libero sapendo di essere in gara con decine, centinaia di esseri come lui.

Nell’era dell’elogio della mediocrità non c’è spazio per chi ha studiato, per chi si informa, per chi ha un curriculum dignitoso spesso messo in dubbio dai “fenomeni last minute”. Tra la mediocrità dilagante peggio è chi si accoda per raccattare qualche like ed esalta il nulla condito dal niente. Vi lascio immaginare la mia faccia quando questa pratica è adoperata da sedicenti giornalisti che in cambio di un selfie da postare nel proprio profilo condiscono il nulla cosmico come si addobba un albero di Natale perché “ti lecco il sedere così qualcuno mi si fila” sarebbe troppo umiliante.

In quest’era ho perso spesso la voglia di confrontarmi perché vi assicuro che i loro seguaci non si distinguono poi tanto dai protagonisti di questo post. E allora benvenga postare le tette e due cosce che per lo meno mettono d’accordo tutti (o quasi tutti). 

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