Victoria’s Secret non disdegnava le Curvy?

Victoria’s Secret non disdegnava le Curvy?

Victoria’s Secret non disdegnava le Curvy?

Era il 2018 quando l’allora Direttore Marketing di Victoria’s Secret Ed Razek dichiarava categoricamente a Vogue (Leggi QUI l’articolo)

Non vogliamo modelle plus size e transgender in passerella

Una frase che scioccò le donne di tutto il tempo e che suonava come una chiara reticenza del brand a coinvolgere modelle plus-size all’interno del suo show.

Eppure dopo più un anno le si registra una decisa inversione di tendenza. Il 2019 è stato per Victoria’s Secret un anno nero. Dopo aver chiuso il quarto trimestre 2018 in netto calo rispetto ai mesi precedenti, è stata costretta nel 2019 a chiudere tantissimi negozi negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Segno poi della profonda crisi è stato l’annullamento della consueta sfilata di fine anno.

Cosa fare per uscire della crisi? Semplice: aprirsi a nuovi target femminili fino ad oggi ignorati, abbracciando il trend più inclusivo ed imperante che ci sia al momento nel mondo della moda: aprirsi al mondo curvy.

Dopo il contratto alla prima modella trans, la brasiliana Valentina Sampaio, ecco arrivare sul finire dell’anno appena trascorso anche la prima “plus size”. Si tratta di Ali Tate Cutler, scelta dal brand di intimo “alato” nel bel mezzo di un’importante rivoluzione di immagine e marketing iniziata da qualche mese. (Ne avevo parlato QUI).

L’obiettivo è vendere, allargare il pubblico di potenziali clienti e quindi se nel 2018 Ed Razek sosteneva “Noi ci riferiamo a un mercato ben preciso non a tutto il mondo“, oggi questa dichiarazione diventa anacronistica se raffrontata alla foto apparsa stamane sul profilo Instagram del brand che vede ben 9 modelle, di cui ben 3 plus size posare assieme con la didascalia “All-new—and all about you. Join us as we redefine our lingerie landscape“.

In conclusione è vero che non è mai troppo tardi per cambiare idea, ma personalmente ritengo che questo cambio di strategia appaia più opportunistico e denso di motivazioni commerciali, piuttosto che spinto da una reale assunzione di valori.

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